Il Dlgs. 81/08, dal 2010, ha introdotto l’obbligo per le aziende di valutare lo stress lavoro-correlato nei luoghi di lavoro.
La società moderna è sempre più digitale e veloce: si fa un largo uso di tecnologie informatiche, strumenti di comunicazione e, soprattutto, di Internet. Il sovraccarico informatico, oggi, è certamente un fattore di rischio che il datore di lavoro non deve sottovalutare, si inizia a parlare di tecnostress.
Il tecnostress è il disturbo causato dall’uso scorretto ed eccessivo di tecnologie dell’informazione ed apparecchi informatici e digitali: può causare mal di testa, insonnia, ansia, ipertensione, calo della concentrazione, disturbi gastrointestinali, disturbi cardiocircolatori, calo del desiderio, attacchi di panico, depressione, alterazioni comportamentali.
Si ritiene che in molti casi la tecnologia favorisca la produttività, ma in altri c’è il rischio di assuefazione: avendo sempre la disponibilità di comunicazione si vive con l’ansia di accontentare il cliente, che può telefonarci o messaggiare in qualunque momento.
Si può dunque considerare il tecnostress come un nuovo rischio per la salute dei lavoratori che potrebbe provocare l’insorgere di una nuova malattia professionale alla stregua della Internet Addiction Disorder (IAD), conosciuta anche con il nome di internet dipendenza considerata come una malattia psichiatrica.
Anche Guariniello rivela che, presso il suo ufficio, continuano ad arrivare denunce di lavoratori che lamentano la patologia del tecno stress.
Per ridurre l’impatto del tecnostress nei luoghi di lavoro c’è chi propone di rendere obbligatoria la “pausa digitale”: il tecnostress si previene intervento sul carico di lavoro favorendo momenti di pausa, situazioni di relax anche nel contesto della giornata lavorativa (ad esempio con open space, aree relax progettati con criterio e disponibilità di luoghi).
Per agevolare la valutazione del rischio è stata condotta nel 2010 una ricerca sulla percezione del rischio tecnostress fra i lavoratori mediante somministrazione di questionari anonimi.
Le aree di ricerca hanno riguardato:
- le abitudini di consumo delle tecnologie sui luoghi di lavoro;
- la percezione degli effetti individuali a seguito dell’uso continuativo di tecnologie;
- la percezione della presenza del rischio tecnostress fra i lavoratori;
- la formazione/informazione ricevuta per l’uso di macchine, hardware e software.
Di seguito il link per poter visionare i risultati di tale valutazione: Risultati questionario.