L’anno 2018 non è iniziato sotto i migliori auspici per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. Il 16 gennaio, infatti, 4 operai hanno perso la vita a Milano per cause lavorative. Le indagini sono tuttora in corso per la determinazione delle responsabilità, ma un particolare è apparso subito certo: gli operai stavano lavorando in un ambiente che in gergo viene definito “spazio confinato”.

Per spazio confinato si intende un qualsiasi ambiente il cui accesso (e di conseguenza un eventuale uscita in caso di emergenza) non risulta agevole in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, a causa della presenza di sostanze o condizioni di pericolo (ad es. mancanza di ossigeno).

Alcune tipologie di spazio confinato sono facilmente identificabili per la presenza di aperture di dimensioni ridotte, come nel caso di:

  • serbatoi
  • silos
  • recipienti adibiti a reattori
  • sistemi di drenaggio chiusi
  • reti fognarie

Altri tipi di spazi confinati, non altrettanto facili da identificare ma ugualmente pericolosi, potrebbero essere:

  • cisterne aperte
  • vasche
  • camere di combustione all’interno di forni
  • tubazioni
  • ambienti con ventilazione insufficiente o assente.

Il problema degli spazi confinati non risiede tanto nella normativa vigente, spesso a torto considerata carente, quanto nella sua effettiva applicazione.

E’ del 2011, infatti, il DPR 177 (scaricabile qui) che descrive quali sono le condizioni minime da rispettare per poter operare in sicurezza in ambienti confinati ed è frutto anche dell’analisi storica degli incidenti avvenuti nel recente passato (uno su tutti, l’incidente di Molfetta che nel 2008 costò la vita a ben 5 persone nell’atto di bonificare una autocisterna).

I requisiti tecnici principali individuati per poter operare in uno spazio confinato sono:

  • osservare tutte le disposizioni in materia di valutazione dei rischi, sorveglianza sanitaria e misure di gestione delle emergenze;
  • sia impiegato personale, in percentuale non inferiore al 30 per cento della forza lavoro, con esperienza almeno triennale relativa a lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Di questo personale, almeno una persona deve svolgere attività di supervisione e non deve accedere agli spazi confinati se non con le dovute precauzioni;
  • effettuare le attività di informazione e formazione SPECIFICA di tutto il personale;
  • siano consegnati i dispositivi di protezione individuale, strumentazione e attrezzature di lavoro idonei alla prevenzione dei rischi propri delle attività lavorative in ambienti sospetti di inquinamento o confinati (ad esempio autorespiratori, rilevatori elettronici della percentuale di ossigeno, ecc.)

Tutti requisiti che, evidentemente, nel citato incidente non sono stati rispettati.

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